Guggenheim museum di Bilbao F.O.Gehry

Guggenheim museum di Bilbao F.O.Gehry

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Il museo di Bilbao, opera dell’architetto canadese Frank Owen Gehry , può essere considerato uno dei più importanti esempi di architettura del XX secolo.

Innanzitutto il sito scelto direttamente dall’architetto nel Maggio del 1991, si colloca in un contesto caotico e degradato: un’area industriale che si allunga longitudinalmente lungo il Rìa del Nerviòn o de Bilbao ed è scavalcata da una rampa di un ponte sul grande fiume;  alle spalle, invece, vive la città ottocentesca e di fronte dalla parte opposta del fiume l’università, al di sopra della quale vi è una collina.

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L’intento di Gerhy era quello di riqualificare questa parte della città, abbandonata,lasciata quasi al degrado , attraverso la creazione di un architettura “urbanscape” , ossia un’architettura che diventi lei stessa “paesaggio” e che attraverso ogni movimento sia in grado di coinvolgere lo spazio urbano circostante: riagganciare la città al fiume,il centro alla periferia.

L’edificio è “contestuale”, arrivando dal Lungo Fiume, ad esempio, esso viene segnalato dalla presenza della torre, mentre dall’altra parte il Guggenheim si apre alla città di Bilbao attraverso una piazza; infine il ponte entra nel progetto sia da un punto di vista funzionale che spaziale.

L’idea principale alla base del progetto è la concatenazione tra i corpi che si intrecciano uno sull’altro; tuttavia questo incastro è fatto per creare dei vettori, delle linee forza esterne: il museo è una sorta di magnete che lancia vettori nell’atmosfera!

Gehry, probabilmente,riprende lo stesso concetto espresso dalla scultura di Boccioni, usando un unico termine la “traiettoria” futurista: ossia le direttrici protese nello spazio sono sì rettilinee, ma nella tensione a fendere l’aria si deformano, pertanto la retta diventa arco,parabola appunto traiettoria!

A differenza di Eisenman, il quale sperimenta il movimento in architettura da un punto di vista bidimensionale (riferimento alla pittura di Balla), Gehry può essere paragonato a Borrimini nel sagomare masse sinuose e dinamiche che rimbombano nell’aria e deformano lo spazio circostante.

Sotto l’illuminazione notturna, l’edificio con le sue traiettorie slanciate e curvilinee, rimanda ad un universo in continuo movimento e alla creazione di quella “luna meccanica” invocata dai futuristi.

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Tuttavia oltre alla componente plastica, che emerge da subito da questo progetto, il museo Guggenheim di Bilbao presenta altri importanti aspetti:

la lettura in chiave di  cattedrale moderna, sia da un punto di vista distributivo, morfologico ma anche sociale ed economico;

per quanto riguarda la sfera sociale, il museo può essere visto come la meta di un pellegrinaggio, un condensatore sociale del nuovo consumo culturale e la torre serve, proprio, a segnalare la presenza di questa cattedrale venendo dal fiume;

dal punto di vista formativo il grande atrio centrale sembra configurarsi come lo spazio dell’altare, che con i suoi 50 metri di altezza mostra un ascensione verso l’alto; così come il corpo delle installazioni può essere letto come una navata; a concludere questo scenario, accanto al ponte , non vi può che essere il campanile, un rimando esplicito alle antiche chiese.

L’atrio, inoltre, risulta essere il centro generatore, un centro aperto a trincea, in cui i sistemi distributivi si inseriscono in modo periferico,lasciando lo stesso centro libero, come un cuore dal quale si diramano i vasi sanguigni.

Intorno all’atrio, si irradiano, pertanto,  gli altri volumi in corpi distinti a seguire le diverse articolazioni del programma, infatti questi assumono delle forme che sono espressione della funzione che verrà svolta in esse. La parte oblunga, ad esempio, che sembra evocare la pancia di una balena, dovrà ospitare le opere di artisti di grandi dimensioni; mentre il transetto collocato al lato della piazza riproduce la scatola delle sale espositive.

Il rapporto con l’ambiente circostante (urbanscape), la costruzione, la spazialità (traiettoria ), l’espressività (cattedrale ), la funzionalità (iperfunzionale) invece di essere concepite come un insieme gerarchico concatenato, funzionano come delle “equazioni indipendenti”: ciascuna equazione viene ottimizzata al suo interno e passa una condizione, un risultato all’equazione successiva che a sua volta si ottimizza all’interno dei propri parametri. Pertanto, il sistema è parallelo, un continuo dare forma a cose concomitanti.

La ragione che mi ha portato a scegliere uno dei capisaldi dell’architettura del secolo scorso è stata prima di tutto la componente dinamica del progetto, questi solidi sembrano ballare, fendere lo spazio circostante, dialogare tra loro secondo dei principi moderni, ma al tempo stesso riescono a incorporare l’ambiente urbano , creando un’opera antiscultorea, iperfunzionale e urbanscape.

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